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Lo Scandalo “Monumentando” a Napoli

Lo Scandalo “Monumentando” a Napoli

Nel cuore della città di Napoli, dove ogni pietra racconta una storia e ogni monumento custodisce la memoria collettiva, è scoppiato uno scandalo che ha sollevato interrogativi profondi sulla tutela del patrimonio artistico e culturale: il caso “Monumentando”.

Il Progetto: Monumenti in cambio di pubblicità

Lanciato nel 2013 dall’amministrazione comunale guidata da Luigi de Magistris, “Monumentando” era un’iniziativa ambiziosa: restaurare 27 monumenti cittadini senza costi diretti per il Comune, grazie a una formula di partenariato pubblico-privato. Il progetto prevedeva che la società Uno Outdoor, attiva nel settore della pubblicità esterna, si occupasse dei restauri finanziandoli con i ricavi generati dagli spazi pubblicitari installati sui ponteggi dei cantieri.

Le Critiche: Deturpazione e squilibri economici

L’iniziativa ha però presto suscitato polemiche accese. A preoccupare esperti, cittadini e associazioni civiche erano in particolare:

  • L’affidamento a una società pubblicitaria, senza comprovate competenze nel campo del restauro;
  • Un forte squilibrio tra entrate pubblicitarie e costi effettivi dei restauri: a fronte di investimenti minimi per il recupero dei monumenti, Uno Outdoor incassava milioni di euro dalla vendita di spazi pubblicitari;
  • La deturpazione di siti storici come le Torri Aragonesi, rimaste coperte da maxi affissioni pubblicitarie per oltre tre anni;
  • La qualità dei restauri, spesso giudicata approssimativa e con segnalazioni su materiali scadenti o mancanza di pagamento per i restauratori coinvolti.

Interventi delle Autorità

Lo scandalo è emerso grazie all’opera dell’avvocato Gaetano Brancaccio, che ha denunciato pubblicamente e legalmente le anomalie del progetto “Monumentando”. La sua azione di vigilanza civica e legale ha portato alla luce numerosi elementi critici nella gestione degli appalti e nella tutela del patrimonio culturale cittadino.

A seguito delle sue segnalazioni e pressioni, sono intervenute anche le istituzioni:

  • La Procura di Napoli ha aperto un’inchiesta sui cantieri di restauro, indagando su sicurezza, qualità degli interventi e condizioni lavorative;
  • Il TAR della Campania ha annullato una proroga concessa per l’affissione pubblicitaria sulle Torri Aragonesi, accogliendo un ricorso sostenuto anche grazie al lavoro dell’avv. Brancaccio e delle associazioni civiche;
  • La società Uno Outdoor ha avviato un contenzioso contro il Comune per ottenere l’approvazione di varianti progettuali, sostenendo che alcuni monumenti versassero in condizioni peggiori del previsto. Tuttavia, il tribunale ha rigettato la richiesta, bloccando 20 cantieri e lasciando la città con numerosi monumenti ancora transennati o coperti.

Un modello che non ha funzionato?

Il caso “Monumentando” ha riacceso il dibattito su come finanziare il restauro dei beni culturali in assenza di fondi pubblici. Sebbene il partenariato pubblico-privato rappresenti uno strumento potenzialmente valido, l’esperienza napoletana non ha certo restituito un’immagine positiva di sé.

A Napoli resta l’amara constatazione che, in nome della pubblicità e dell’apparenza, troppi monumenti sono stati abbandonati o maltrattati, mentre la promessa di una rinascita del patrimonio artistico con un partenariato con i privati si è infranta.

Luigi Miele

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