È notizia di questi giorni che il Comune di Napoli abbia progettato l’installazione di pedane in legno per la balneazione lungo la costa di via Caracciolo, nei pressi della Rotonda Diaz.
Tuttavia, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli ha espresso parere sfavorevole rispetto al progetto, che prevedeva la realizzazione di una struttura temporanea di circa 690 metri quadrati, accessibile anche alle persone con disabilità, con l’obiettivo dichiarato di migliorare la fruibilità del mare durante la stagione estiva.
Sebbene le motivazioni ufficiali del diniego non siano state rese pubbliche in dettaglio, è plausibile che la decisione sia stata guidata dall’esigenza di tutelare il paesaggio e il patrimonio storico-artistico dell’area. Il lungomare di Napoli è infatti una zona sottoposta a vincoli paesaggistici e culturali, e qualsiasi intervento strutturale potrebbe comprometterne l’aspetto e il valore identitario.
Il sindaco Manfredi intenderebbe riproporre il progetto delle piattaforme direttamente agli uffici centrali del MiC a Roma, aggirando la Soprintendenza locale, grazie al fatto che sta per avere poteri straordinari dal Governo in vista dell’America’s Cup 2027, quindi potrà essere regista di un progetto più ampio per la riqualificazione costiera, che prevede un parco lineare dalla costa di Posillipo a San Giovanni a Teduccio, passando per via Caracciolo, con spazi pubblici, parchi, approdi e spiagge
Critiche sono arrivate anche dalla vicepresidente del Consiglio comunale, Flavia Sorrentino, che ha definito il diniego «una battuta d’arresto per l’intera città» e ha denunciato il rischio che il mare resti accessibile solo a chi può permettersi strutture private. “Il no della soprintendenza – afferma – è una battuta d’arresto per la visione di una città più giusta e inclusiva.”
La nostra posizione
La nostra Associazione si dichiara fermamente contraria all’installazione di tali pedane. Riteniamo che si tratti dell’ennesimo intervento invasivo su un tratto di costa già vincolato e più volte compromesso da scelte amministrative discutibili.
Basti ricordare quando, in occasione dell’America’s Cup del 2012, la precedente amministrazione decise di prolungare la scogliera di via Caracciolo per creare un approdo temporaneo per le imbarcazioni. Nonostante le numerose richieste e le vertenze legali, i cosiddetti “baffi” non sono mai stati rimossi.
Altro esempio è la chiusura al traffico di via Partenope, accompagnata da un costoso quanto discutibile intervento di restyling da 13 milioni di euro, finanziato con fondi POC METRO destinati teoricamente alla mobilità sostenibile (acquisto di bus o treni). Parte del progetto includeva anche il rifacimento della pista ciclabile, già finanziata nel 2012.
Queste scelte hanno avuto ricadute concrete sul traffico, aggravando la congestione in Galleria Vittoria, arteria fondamentale che, pur essendo classificata come strada urbana di tipo “E” (che richiederebbe almeno 12 metri di larghezza per la sola sede stradale, oltre ai marciapiedi), presenta una larghezza inferiore a 11 metri e impianti di aerazione sottodimensionati rispetto al traffico effettivo.
Ulteriori criticità
Inoltre, il tratto di Largo Sermoneta, un tempo balneabile, è occupato da anni da approdi e imbarcazioni, con autorizzazioni che prevedono persino ulteriori ampliamenti per 250 nuovi posti barca.
Ma anche a voler ignorare tutto questo, non si comprende come si possa promuovere la balneazione in un’area che ogni estate l’ARPAC dichiara non balneabile, spesso per la presenza di colibatteri fecali.
Ciò è dovuto alla mancanza di un sistema fognario separato per le acque meteoriche e al fatto che i tre impianti di sollevamento delle acque reflue, quando sovraccaricati in caso di pioggia, sversano liquami in mare.
Senza contare che lungo la scogliera sono presenti colonie di ratti, potenziale veicolo di malattie come Leptospirosi, Salmonellosi e Febbre da morso di ratto.
Conclusione
Alla luce di queste criticità, ci chiediamo:
Il Comune di Napoli vuole davvero offrire ai cittadini un accesso sicuro e dignitoso al mare, o rischia invece di esporli a gravi rischi sanitari e ambientali?
Una vera visione di città inclusiva dovrebbe basarsi su interventi sostenibili, pianificati e rispettosi del territorio, e non su soluzioni temporanee che rischiano di arrecare più danni che benefici.
Luigi Miele
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