Da qualche tempo il tema della bellezza imperversa nel dibattito pubblico: film di culto, trasmissioni televisive, pubblicazioni. Se ne parla molto, ma purtroppo se ne parla soltanto. Poco o niente si fa invece per proteggere la bellezza visibile e per dissotterrare quella sepolta dall’incapacità di una classe dirigente, che, in base al principio fondamentale dell’art. 9 della Costituzione, avrebbe il dovere di difenderla e promuoverla. Fondamentali sono i principi sui quali si fonda la Repubblica ed uno di essi è costituito dalla tutela del paesaggio, paesaggio che Benedetto Croce definiva “la rappresentazione materiale e visibile della Patria”. Per avere la conferma di quanto anche a Napoli tale fondamento dell’identità collettiva sia negato basta recarsi al Belvedere del Parco Virgiliano a Posillipo, dal quale si può ammirare uno spettacolo panoramico straordinario, sfregiato però da una ferita mortale, la colmata a mare di Bagnoli, costruita negli anni ’60, che una Legge dello Stato, la 582/96 ed il Vincolo paesistico del ‘99 impongono di rimuovere.
Ma a distanza di anni dall’approvazione di queste norme la colmata, una “bomba ecologica” secondo più di un ministro dell’Ambiente, è ancora lì nonostante siano stati stipulati due accordi di programma (2003 e 2007) per la sua rimozione. Rimozione che restituirebbe a quei luoghi la loro bellezza, consentendo di sanare le ferite ad un territorio avvelenato da decenni di attività industriali e di ridurre i rischi per la salute degli abitanti – è stato rilevato un incremento nei quartieri di Bagnoli-Fuorigrotta del mesotelioma pleurico – causati dall’esposizione a IPA (in concentrazioni anche 14.000 volte superiori ai limiti consentiti) PCB, amianto ed altri veleni.
Ma proprio in questi giorni Governo ed enti locali stanno per concludere accordi che, in contrasto con le norme citate, porterebbero alla ricostruzione di Città della Scienza nello spazio che, come richiesto anche da una petizione firmata da 14.000 cittadini e approvata dal Consiglio comunale, dovrebbe essere restituito alla spiaggia. Dalle notizie apparse sulla stampa si apprende che la colmata potrebbe rimanere al suo posto, in violazione della legge 582/96 che impone il ripristino della morfologia naturale della costa, e che si dovrebbe procedere solo ad una bonifica dei fondali, operazione che, se non preceduta da una reale bonifica a monte e dalla rimozione della colmata, finirebbe per risolversi nell’ennesimo spreco di denaro pubblico. Finora è mancata una visione globale della questione Bagnoli a sua volta inserita in una visione generale della città ed è questo probabilmente il motivo principale del ventennale disastro politico amministrativo a cui continuiamo ad assistere.
Proseguire su questa strada, affrontando separatamente le questioni, da una parte la bonifica dall’altra la ricostruzione di Città della Scienza, significa perseverare sulla via del fallimento. È necessario pertanto che anche la ricostruzione dei padiglioni distrutti dall’incendio sia considerata all’interno di un disegno complessivo che, risolvendo innanzitutto le emergenze sanitarie e ambientali, consegua finalmente il risultato di restituire Bagnoli alla sua originaria vocazione che è quella naturalistica e termale. Questo è il solo modo di onorare con i fatti e non con le parole la Bellezza di uno dei luoghi più straordinari d’Italia nel rispetto dei principi sui quali i Padri Costituenti hanno voluto dopo la tragedia della guerra ricostruire il nostro Paese.