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UNA PROFEZIA AVVERATASI
La testata di Napoli Puntoacapo

UNA PROFEZIA AVVERATASI

Il 26 luglio 2012 Cittadinanza Attiva in difesa di Napoli non era ancora nata; ma non era nemmeno un’idea o un sogno. Semplicemente, non era neanche ipotizzabile. Ma era appena nato, su Facebook, il gruppo da cui la nostra Associazione in seguito ha preso il nome.  Nome che fu il parto della mente vulcanica di una nostra cara amica, Daniela Petrecca, e che facemmo nostro con entusiasmo. Poi un manipolo di avventurosi soci fondatori, tra cui ci piace ricordare il primo Presidente Lidio Aramu, l’attuale Presidente Lucio Mauro, la vicepresidente Edvige Nastri e tutti gli altri che si sono uniti a loro, decisero di scendere in campo con un’Associazione reale e non più chiusa nello spazio virtuale.
Ma torniamo a quel giorno di un anno e mezzo fa. Il gruppo era stato appena fondato sulle ceneri di un altro, e contava all’epoca qualche centinaio di iscritti. La costanza di chi denunciava senza tregua le inefficienze e la pervicacia dell’Amministrazione finì per attrarre nuovi simpatizzanti, che crescevano di continuo in maniera travolgente, fino alla soglia dei 10.000 iscritti che siamo ormai ad un passo dal raggiungere. Praticamente una città. Vuol dire che la nostra attività ha un suo perché.
Quel 26 luglio Sergio Fedele pubblicò sul webmagazine Napoli Puntoacapo, espressione di un’altra storica associazione civica napoletana, un articolo che nel tempo si è rivelato profetico. Vogliamo riproporvelo per farvi capire quanto avessimo visto lontano fin da allora.

CITTADINANZA ATTIVA (IN DIFESA DI NAPOLI)

DREP è l’acronimo che ho scelto per definire questo gruppo di Facebook. Nato come semplice movimento di opinione, sta acquisendo velocemente una sua propria fisionomia, trasformandosi in un autentico gruppo di opposizione, forse oggi l’unico in città che cerca di far sentire fortemente la sua voce contro gli abnormi eccessi di potere e che cerca di contrastare con ogni mezzo legale e democratico gli errori che stanno portando Napoli nel baratro.

D come Delusione. Non c’è un solo punto del suo programma elettorale che il Sindaco stia portando avanti con coerenza. Migliaia di cittadini che hanno appoggiato la candidatura di De Magistris, sostenendolo e seguendolo anche nelle piazze, oggi sono delusi e sconfortati. Io stesso, pur nutrendo un certo scetticismo e non avendo votato nessuno dei due avversari al ballottaggio, avevo confidato in un vero cambiamento. Mi ero iscritto su Facebook al gruppo di discussione Ufficio Stampa del Consiglio Comunale, seguendo con attenzione l’attività amministrativa e le iniziative in itinere, ma mi sono reso conto che non era un ambito di confronto, bensì un’arena in cui qualsiasi contestazione, qualsiasi osservazione mia e di chiunque altro veniva accolta da un coro di insulti e di scherno da una platea di khmer arancioni, per i quali se il Sindaco dice “buongiorno” ha declamato a memoria la Divina Commedia. Questa non è democrazia, ma fanatismo.

R come Rabbia. La delusione si è trasformata in rabbia quando si è capito che De Magistris è l’antitesi del confronto. Qualche settimana prima dell’evento velico, dichiarò ai quattro venti che, per evidenti motivi logistici, la città avrebbe dovuto rinunciare a Via Caracciolo e Via Partenope per un mese. Per il bene di Napoli, accettammo questo sacrificio sapendo che era temporaneo. Un bel giorno, illuminato sulla Via di Damasco, il sindaco dichiarò che queste due strade fondamentali per la mobilità sarebbero rimaste chiuse per sempre, cancellandone in un batter di ciglia finanche la storia centenaria: da quel giorno, queste due strade furono ribattezzate, in un impeto di sfrenata demagogia, Lungomare Liberato. Nessuno ha mai più sentito pronunciare, dalle labbra del Sindaco, il loro vero e stupendo nome, Via Caracciolo e Via Partenope. Da quel giorno, Napoli fu sprofondata in un abisso di smog, di traffico, di confusione e di microillegalità diffuse, nel disprezzo totale di qualsiasi esigenza dei cittadini comuni, degl’imprenditori, dei professionisti, dei lavoratori, e in assenza di qualsiasi confronto preventivo e di oculata programmazione.

E come Entusiasmo. L’entusiasmo di ritrovarsi tutti insieme a combattere per la vivibilità della nostra amata Napoli, rinunciando a bandiere e a colori politici, rossi e verdi, neri e bianchi, arancioni e azzurri. Tutti noi abbiamo riposto nel cassetto la scheda elettorale e abbiamo assunto un unico imprescindibile NOSTRO obiettivo: fermare la corsa del Sindaco con ogni mezzo, per evitare che, preso dai SUOI obiettivi che sconfinano in una maniacale grandeur, trascini la città in un vortice da cui non potrà mai più riprendersi. Certo, la città è “apparentemente” più pulita, con le dovute eccezioni, ma fino a quando e a che prezzo? Nel suo comizio di chiusura, il Sindaco gridò “mai più Elton John a Napoli”. Più volte strillò, in un populistico dialetto, “amm’ scassato”. E’ vero, è riuscito a scassare il millenario spirito di adattamento partenopeo, spaccando in due la città, fisicamente ma soprattutto virtualmente: mai come oggi si è visto un contrasto così forte e feroce tra due fazioni di cittadini che si guardano in cagnesco. Applicazione assiomatica del principio “divide et impera”.

P come Passione. Ci stiamo mettendo passione, in quel che facciamo. Passione per una città che vediamo sempre più avvilita, sempre più mortificata e sfregiata da decisioni scellerate e autoritarie che sono la negazione dell’interesse comune. Ci stiamo organizzando. In questi giorni, stiamo decidendo ruoli e competenze: sia chiaro, senza alcuna concezione piramidale del potere. Tutti noi siamo uguali, tutti noi proveremo a dedicare quel poco tempo disponibile a individuare e a denunciare le inefficienze dell’Amministrazione, nel tentativo di limitarne i danni. Non esiste un capo, e, se anche un domani se ne dovesse nominare uno, sarebbe un capo virtuale, un par inter pares. Questo è il vero significato di democrazia partecipata, non certo quello finto di un Sindaco che sbatte fuori i suoi collaboratori uno dopo l’altro, definendoli incapaci e prendendo decisioni autoritarie nel principio de “il Sindaco sono io, e faccio quello che mi pare perché la Legge me lo consente”.

Questa è la sintesi del nostro movimento in embrione: Cittadinanza Attiva, che si muove “in difesa di Napoli” dall’attacco scellerato di un potere politico che sta devastando la storia e l’aspetto di una città che ha troppo sofferto nel tempo. Continuamente i khmer arancioni ci accusano: “Ma prima dov’eravate?”. Esatto. Prima dov’eravamo? Che cosa abbiamo fatto per difenderci da chi ha impunemente saccheggiato l’anima di Napoli? NIENTE. E’ per questo che non intendiamo ripetere per l’ennesima volta un errore che trasformerebbe un malato terminale in un cadavere. Oggi CI SIAMO. Oggi VOGLIAMO ESSERCI. Oggi vogliamo far capire a questa gente che il tempo è scaduto: chiunque c’è ora e chiunque verrà non avrà MAI PIU’ la possibilità di fare il proprio comodo sulla pelle di Napoli. Una delle più belle città del mondo ridotta a periferia della civiltà e a Circo Barnum di qualsiasi pagliaccio. E le sfide, se accettate da gente che crede in quello che fa, non rendono più forti, come ama dire il Sindaco: certe sfide possono anche portare alla disfatta.

Lucio Mauro

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